sabato 28 novembre 2015

La BlogsferaThule: siti, blog, indirizzi, video

Riportiamo di seguito tutti gli indirizzi disponibili con cui collegarsi:

Il sito personale di Tommaso Romano, con notizie e attività.
Il sito delle Edizioni Thule di Palermo, fondate nel 1971, con il prestigioso catalogo, notizie e novità.
Blog che Tommaso Romano aggiorna periodicamente con le sue idee controcorrente e l’informazione sulle sue attività
Blog di recensioni e notizie sui libri delle Edizioni Thule e della Fondazione Thule Cultura
Blog generalista di recensioni librarie e novità segnalate
Le Stanze della Fondazione Thule Cultura a Palermo, fra Liberty, Decò e contemporaneo, un viaggio fra libri, oggetti, mobili e bellezza
Blog che riunisce integralmente tutti i numeri della prestigiosa rivista fondata nel 1986 da Giulio Palumbo, Pietro Mirabile e Tommaso Romano
Blog di notizie e commenti di attualità, dottrina e polemistica
Blog degli Amici del Mosaicosmo e di Tommaso Romano con libri e documenti inseriti di difficile reperibilità 
Blog di studi tradizionali, genealogici, araldica, ordini cavallereschi, tradizioni gentilizie
Blog dei Clubs Empire fondati a Pescara nel 1976

Fondazione Thule Cultura
via Ammiraglio Gravina 95, 90139 Palermo 



lunedì 23 novembre 2015

Come le radici del mandorlo Presentazione del volume di Tommaso Romano su Elio Corrao

di Ciro Lomonte

Comincio subito con l’ammettere la fastidiosa sensazione di imbarazzo che provo in questo momento. Non so perché il prof. Romano abbia insistito tanto affinché fossi proprio io, oggi, a presentare il suo libro sul prof. Elio Corrao[1]. Il ricco curriculum di entrambe le personalità palermitane meriterebbe ben altra presentazione.
Forse il motivo è che il prof. Romano stima la rivista on line Il Covile, di cui sono redattore, nella quale l’arte contemporanea è trattata ampiamente. Oppure che conosce il mio impegno per una rinascita delle arti, nel mio lavoro professionale di architetto e nell’attività didattica presso la Monreale School of Arts & Crafts – che abbiamo costituito di recente – e il Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia di Roma.
Non sono assolutamente adeguato al compito che mi è stato affidato. Molto meglio guardare direttamente alle opere del Maestro Corrao e leggere il libro. C’è però nel testo di Tommaso Romano un riferimento, quello sulle cosiddette arti minori, che mi può aiutare a non fare scena muta.
La creazione di ceramiche, nella quale Corrao si è distinto, è arte maggiore o arte minore? Dieci giorni fa osservavo con ammirazione il giovane scultore Mauro Gelardi montare su un ambone di marmo la sua ultima opera, una sontuosa aquila di bronzo. L’artista vero è artigiano, domina la materia. E allo stesso tempo ne è soggiogato, la ama appassionatamente, obbedisce alle sue regole interne, non le impone elucubrazioni cerebrali (anche perché la materia si ribella, non si può piegare alle teorie estranee alla natura delle cose). In me ha prodotto molta gioia osservare mese per mese come nasceva la scultura. Ma contemplare uno scultore impegnato a completare la collocazione di una sua opera con in mano trapano, pinze, silicone, è stata un’esperienza liberatoria! Un riconciliarsi con la realtà più genuina dell’arte. Che non è più definibile minore. Casomai possiamo chiamarla arte applicata. Ed è il magistrale esercizio di una virtù dell’intelletto pratico al servizio dei clienti.
Di tutto questo la CIA ha cercato di privarci. Sì, proprio la CIA, come dimostra il libro della Saunders[2]All’indomani di due decenni di fascismo e di una guerra mondiale, gran parte degli intellettuali europei aveva abbracciato posizioni anticapitaliste. Per contrastare il richiamo del comunismo e la crescita del peso elettorale dei partiti di sinistra, la CIA non risparmiò né uomini né mezzi finanziari, dando il via a un’imponente campagna occulta che fece di alcuni fra i più illustri esponenti della libertà intellettuale dell’Occidente meri strumenti del governo americano. Grazie a documenti recentemente desecretati e interviste esclusive, l’autrice fornisce la prova di una vera e propria “battaglia per la conquista delle menti” ingaggiata dalla CIA al fine di orientare la vita culturale dell’Occidente attraverso iniziative ambiziosissime: congressi, conferenze internazionali, festival musicali. Ne furono un esempio le numerose mostre dedicate all’espressionismo astratto americano: per un decennio i vari Pollock, Gorky, Motherwell diventarono le vedettes delle gallerie europee. E generosi furono i finanziamenti che, tramite le sue “istituzioni”, la Cia elargì al settore dell’alta cultura, in cui si collocavano le riviste che ospitavano il dibattito politico e culturale (fra esse “Tempo Presente”, diretta da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte). L’edizione italiana del 2007 (quella statunitense è del 2000) è arricchita da un’appendice di documenti relativi ai legami specifici tra l’agenzia governativa statunitense e gli intellettuali nostrani.
La Cia finanziò abbondantemente l’espressionismo astratto. Obiettivo dell’intelligence Usa era quello di sedurre le menti degli elettori di sinistra negli anni della Guerra Fredda. Fu proprio la Cia a organizzare le prime grandi mostre del “new american painting”, che rivelò le opere dell’espressionismo astratto in tutte le principali città europee: “Masterpieces of the Twentieth Century” (1952) e “Modern art in the United States” (1955).
In che misura il veleno con cui sono state irrigate le nostre radici ha causato la volgarità, la barbarie, il dilagare del brutto in tutte le manifestazioni della nostra vita quotidiana? Guardate la Palermo odierna e confrontatela con quella che era fino alla prima metà dell’Ottocento. È vero, anche la Palermo del floreale ha edifici stupendi e una certa qualità diffusa è stata presente sino alla metà del Novecento, ma il Piano Giarruso ne stava sfigurando irrimediabilmente il volto. Il Piano Regolatore del 1962 avrebbe dato il colpo di grazia. Com’è possibile che in una terra come quella italiana, che ha prodotto capolavori per millenni, il gusto si sia corrotto a tal punto?
Diceva Gregorio Magno, in qualche modo legato alla Sicilia: Corruptio optimi pessima. Chi sta molto in alto quando cade fa un tonfo più clamoroso. Consideriamo la ritrosia che c’è nelle Accademie di Belle Arti italiane attuali ad insegnare il figurativo. Persino i docenti di anatomia si inventano esercitazioni sulle idee più astruse e sulla trasgressione. Sono capriole intellettualistiche fini a sé stesse. Eppure le ricerche più avanzate dell’arte contemporanea sembrano andare proprio nella direzione della rappresentazione del corpo umano. A Barcellona, per esempio, è stato aperto il MEAMMuseu Europeu d’Art Modern, con una esposizione permanente di arte contemporanea figurativa. Uno dei segni dell’inversione di tendenza in corso.
Come scriveva Albano Rossi: «Non si può certo dire che Elio Corrao si sia fatto stregare da Pollock, né da Rauschenberg, da Vasarely, o da Burri. La ceramica non ha bisogno di fanatici, di scimmiottatori, di farisei, ma di artefici geniali ed accorti»[3].
Potremmo dire che l’opera del prof. Corrao ci conduce per mano fino a quel bisnonno pittore, Onofrio Tomaselli (1866 – 1956), autore della straordinaria tela del 1905 su I Carusi, i ragazzi delle miniere di zolfo. E ad un altro parente, Armando Tomaselli, scultore e architetto, di cui Tommaso Romano lamenta l’ingiusto confinamento nell’oblio. Corrao è il testimone di una forma di continuità, che ci riporta alle radici della creatività siciliana.
Non si tratta di tirar fuori gli abusati concetti di insularità d’animo, sicilitudine e altro ancora. Ci tocca invece il compito gratificante di riscoprire la nostra identità artistica, la nostra specificità, unica nel suo genere.
La Sicilia oggi è come un bellissimo albero, spezzato dalla furia degli elementi, da tempeste violente e inconsuete rispetto alla sua storia plurimillenaria. Le manca la chioma rigogliosa che la coronava in altre epoche. Ci diranno che i siciliani in realtà non esistono, che quelle fronde e quel fogliame erano di altri popoli, quelli che ci hanno conquistato e dominato. Ma non è vero.
La civiltà di Palermo, la civiltà degli innumerevoli bellissimi centri urbani della Sicilia, è come il mandorlo. Questa specie arborea (il prunus dulcis) è antichissima. Alcuni dicono che sia autoctona, altri importata dai fenici. Produce un seme prelibato, migliore di quello californiano, ottimo per la pasta reale, per i confetti, per il latte di mandorla e per altro. Vi si possono innestare ciliegio, pesco, albicocco e susino.
Le civiltà giunte da fuori sono proprio questo, almeno nel campo artistico: sono innesti che hanno prodotto frutti unici e saporiti perché il portainnesto era il nostro, quello della mente riflessiva, dell’occhio sognatore, della mano meticolosa e irrequieta dei nostri artigiani. È vero che è giunto più di un gene artistico dall’esterno (greci, romani, bizantini, persiani, normanni, catalani, aragonesi), ma ciascuno di essi ha subito modifiche sostanziali, perché il genotipo – nell’interazione con il nuovo ambiente dell’Isola – ha modificato il suo fenotipo. Sono i geni che forniscono le caratteristiche essenziali, la nostra terra e il nostro sole fanno la differenza.
La pianta è viva, anche se hanno fatto di tutto per sradicarla. Il mandorlo è vivo. Forse è giunto il momento di smetterla con l’introduzione di nuove varietà, come succede nella frutticoltura[4]. Forse sta per scoccare l’ora in cui comincerà a produrre arte siciliana sic et simpliciter, senza altre aggettivazioni. Ringraziamo Elio Corrao per averci spinto in questa direzione con il suo mezzo secolo di creazioni.




[1] Tommaso RomanoElio Corrao, Fondazione Thule Cultura, Palermo 2015.
[2] Frances Stonor SaundersGli intellettuali e la CIA. La strategia della guerra fredda culturale, Fazi, Roma 2007.
[3] Albano RossiLe ceramiche di Elio Corrao, citato in Tommaso RomanoElio Corrao, Fondazione Thule Cultura, Palermo 2015, p. 9.
[4] Debbo queste precisazioni all’amico agronomo Placido Volo, PhD.

venerdì 20 novembre 2015

Presentazione allo Studio 71 di un Volume sul Pittore Elio Corrao

Sabato 21 Novembre 2015 alle ore 17:30, Galleria Studio 71, 
via Vincenzo Fuxa 9, Palermo
Presentazione della Monografia d’Arte 
con un testo di Tommaso Romano sull’Opera del Maestro
Elio Corrao
Con testimonianze di Aldo Gerbino e Delia Parrinello,
 edito dalla Fondazione Thule Cultura.
Presenta il volume Ciro Lomonte, coordina Vinny Scorsone
A tutti gli intervenuti sarà omaggiata una copia del volume




martedì 17 novembre 2015

Spiritualità & Letteratura n° 86

E' online il numero 86 di Spiritualità & Letteratura, Collezione aperiodica di Testi diretta da Tommaso Romano. in questo numero Articoli, Poesie, Recenzioni ed Interviste di: Vincenzo Aiello - Girolamo Alagna Cusa - Maria Patrizia Allotta Giuseppe Bagnasco - Anna Maria Bonfiglio - Cinzia Demi - Arturo Donati - Rita Elia - Adalpina Fabra Bignardelli - Carmelo Fucarino - Luigi Impresario - Giuseppe La Russa - Serena Lao - Mario Luzi - Vito Mauro - Silvano Panunzio - Guglielmo Peralta - Teresinka Pereira - Maria Elena Mignosi Picone - Ivan Pozzoni - Nicola Romano - Tommaso Romano - Biagio Scrimizzi - Lucio Zinna.
Recensioni ai libri di: Giancarlo Licata, Vincenzo Arnone, Vincenzo Aiello, Adalpina Fabra Bignardelli, Giusi Lombardo.

lunedì 26 ottobre 2015

Nuovo canale Romano Thule Video

Da pochi giorni è attivo il canale Youtube "Romano Thule Video", che raggruppa ad oggi oltre 70 video di interventi di Tommaso Romano, presentazioni di libri Thule, eventi ed approfondimenti. Presto tanti nuovi video, vi invitiamo a visitare il canale ed iscrivervi cliccando sul seguente link:

https://www.youtube.com/channel/UCBznDndCboWJYgVlH5SlK5w/videos

SICILIA 1860 1870 UNA STORIA DA RISCRIVERE di Tommaso Romano



domenica 25 ottobre 2015

Vito Mauro, "Continuum" (CO.S.MOS)

di Marcello Falletti di Villafalletto

Si potrebbe dire che questo corposo testo di Vito Mauro vada senz’altro a completare, se non a supportare l’im­pegno di Maria Patrizia Allotta, con il quale abbiamo aperto questa rassegna; infatti, raccoglie tutti gli scritti e gli innumerevoli impegni letterari e cultu­rali svolti dal prof. Tommaso Romano in oltre quarant'anni di proficua attività. “Un omaggio corale” ad un uomo, professionista serio, che merita ampiamente di essere onorato, non solamente per quello che è, ma per quello che è da sempre e per quello che continuerà ad essere in futuro: sicuramente ancora provvi­do, ricco e valido. Un personaggio granitico, poliedrico, consapevole del suo potenziale umanitario e culturale del quale la nostra società continua ad avere profondamente bisogno.
«Di fatto Romano si può considerare il più lucido e intellettual­mente più interessante rappresentante di questo significativo filone della cultura siciliana. Da qui il suo giudizio sul nulla della condi­zione culturale del presente in modo severo da lui stesso espresso: “Perso il timor di Dio” l’uomo contemporaneo non vuole neppure - prometeicamente - farsi Dio, ma annullarsi nell’insignificanza, an­negare nel non-senso, nell’ovvio, verso una sorta di trasformazione antropologica”. Aggiungo io purtroppo in negativo.
Un ritratto, se non esaustivo, certamente fedele, della identità intellettuale di Romano, non facile da sintetizzare, stante la sua “co­smicità”, si può estrarre da quanto egli dice, quasi autobiografica­mente, di Vincenzo Mortillaro nel volume Contro la rivoluzione la fedeltà. E' forse l’opera migliore da lui scritta, né può ritenersi un caso: “Letterato e poeta, fondatore, direttore, animatore prima e dopo il ’60 di riviste e giornali e molteplici responsabilità amministrative... critico acerrimo dei nuovi rivoluzionari del 1860, della conquista garibaldina e del Nuovo Regno d’Italia di marca piemontese liberale e coloniale, fu costantemente ammirato, deriso e invidiato per il suo rigore e la sua visione del mondo e della storia”.
Mortillaro era un cultore del passato. Aristotele ha scritto che la memoria è negata agli schiavi. Apprezzo Romano soprattutto perché in quanto cultore del passato vuole restituirci la memoria che il presen­te ci nega. Il fine ultimo del suo impegno culturale vuole essere libe­ratorio per tutti. Il mondo che ci fa sognare è infatti un mondo senza schiavi.» ha scritto Antonino Buttitta, nella appropriata e apprezza­bile introduzione. Possiamo aggiungere che questo mondo “senza schiavi”, oggi sembra essere più aleatorio che nei tempi passati. Sono cambiate le forme di schiavitù, sono diventate multiformi, impressio­nanti, devastanti e deleterie: eppure continuiamo a parlare di libertà. Sbandierandola ai quattro venti di una società sorda, ammutolita, ip­notizzata, formalmente scandalizzata ma che continua a considerarla un sogno ideale, dal quale però rischia di non svegliarsi mai.
Quindi ben venga il volume di Vito Mauro su Tommaso Romano, - anzi sulla “bibliografia di e su” - figura morale e intellet­tuale di un siciliano puro, assurto a livello cosmologico, perché usci­to dai confini di quell'affascinante isola mediterranea, si è fatto voce, non di “colui che grida nel deserto” di una modernità compiacente, soggiacente, anestetizzata, permissiva di un libertinismo (forse anche più libertinaggio), scambiato per libertà; diventata ancora più for­ma di schiavitù nuova, ammirata, vissuta incondizionatamente, ma elevatasi a richiamo, avvertimento, monito del quale le generazioni future dovrebbero farne approdo sicuro.
Potrebbe sembrare scontato recensire un lavoro di questa autore­vole portata ma sono certo che qualunque appassionato di cultura, testi e di ricerca intellettuale saprà apprezzarne il valore altamente utile e necessario; oltre che a scoprirne la granitica personalità di Tommaso Romano, non solamente personaggio costantemente im­pegnato, ma fortemente motivato ad essere ancora, lungamente, par­te attiva di questa nostra, sempre più, svagata società.

da: “L’Eracliano”, Scandicci n°7-9, 2015

sabato 24 ottobre 2015

Maria Patrizia Allotta, "Nel buio aspettando l’alba, speranza che non muore" (Ed. Limina Mentis)

di Marcello Falletti di Villafalletto

L’Autore non vuole tracciare una biografìa, alquanto inopportuna, del noto personaggio palermitano, ampia­mente conosciuto non solamente nel circostanziato spazio isolano; altrettan­to a livello nazionale ed europeo, ma riassumere alcuni aspetti del suo pensiero e del coerente operare che lo hanno da sempre contrad­distinto. Certamente non si potrà neanche condensare in poche pa­gine l’intensa poliedrica attività di un personaggio, come Tommaso Romano, che ha ancora tanto da dare, fare e proporre.
A riguardo, la curatrice, nel Proemio, “Tommaso Romano: la scrittura della vita” scrive: «Trovare le parole esatte per definire e ben rappresentare l’unicità di una qualsivoglia creatura è già compito delicato e difficile. Se si desidera poi cogliere l’essenza e catturare la sostanza di un uomo dalle forme volubili, riluttante ad ogni pri­gionia, ribelle a qualsiasi classificazione, sempre in divenire anche se fortemente ancorato alla sua radicale coerenza, allora l’opera diviene ancora più complessa». Già: “eterogenea, articolata” potrebbero esse­re definizioni sostanzialmente riduttive e costrittive per la multifor­me attività che diviene fondamentalmente vitale per l’impegno che Tommaso prosegue, persegue e continua a sviluppare con indomita energia, quasi adolescenziale. Dove altri si arresterebbero, lui ripren­de, prosegue, saldamente ancorato, verso un futuro che sembra aver sempre più bisogno di energie di questo tipo: come le sue.
«Volere, inoltre, riassumere le qualità esistenziali attraverso con­sueti termini, soliti aggettivi e luoghi comuni di chi, per natura, consueto, solito e comune non lo è affatto, l’impresa diventa laboriosa - prosegue l’Allotta -. In tal senso, allora, raccontare Tommaso Romano, facile certamente non è.
La prima difficoltà nasce dalla scelta delle parole per restitui­re un ritratto che ben lo rappresenti. Infatti, utilizzando un lessico semplice e ordinario si potrebbe mortificare la complessa formazione culturale, il suo ampio sapere e le sue astruse conoscenze; di contro, l’adozione di un linguaggio altisonante sminuirebbe certamente la sua innata semplicità e naturalezza, spesso però mascherata -inspie­gabilmente - da un atteggiamento altezzoso e schivo, in taluni casi arrogante e superbo, alieno, comunque, da ogni volgarità, banale esteriorità e mondanità.
La seconda difficoltà è data, invece, da un ostacolo sicuramente più insidioso: sintetizzare chiaramente il suo operato considerando il dove, il quando e il perché della sua “contemplattività”.
Ecco allora che ogni etichettatura non rende, ogni classificazione appare impropria, ogni recinto vincolante; così come le stesse coor­dinate spazio-temporali non reggono data la simultaneità plurima del suo agire.
Ricapitolare, dunque, il profilo sinuoso di Tommaso Romano, che si esprime a cascata, per cicli e in diverse direzioni, ma soprattut­to, ricostruire la foga e l’impeto del suo fare, la volontà di realizzare, la capacità di progettare e la passione per il contemplare, lievemente smarrisce».
Riassumere in poche pagine un percorso di vita, per quanto avanzato, tutto ancora in divenire, non sarebbe facile, tanto meno delinearlo con semplici e mortificanti parole. Quindi, ha fatto otti­mamente Maria Patrizia Allotta, a presentare questi orientamenti di speranza, che non possono morire mai, dai quali emerge l’anima, più profonda dell’uomo, del poeta, dello scrittore, del critico, saggista, bibliografo, storico, politico e altro ancora che esorta: “Viviamo nella e per la Verità”. Facendo di questo assunto un programma esisten­ziale, eternamente durevole; tanto da farsi universalmente pedagogo non solamente di pensiero ma di vita stessa; vivendola intensamen­te, profondamente, attivamente come ha da sempre fatto Tommaso Romano. E oggi, più che mai, la sua sollecitazione a certi uomini di potere, comando, amministrazione, organizzazione, dovrebbe diven­tare monito nella mente, programma del cuore, affinché realmente quella “politica che ha bisogno dell’anima”, diventi espressione in­cessante di più elevate considerazioni: quelle che scaturiscono chia­ramente dall’insegnamento evangelico e cristiano.
Fin dal primo capitolo: L’essenzialità della parola viva, delinea, energicamente un percorso vitale che ripercorre quel “mosaicosmo”, (personale suo neologismo), presentandocelo: unico e irripetibile che attraversa un’intera esperienza umana che possiamo, dovendolo riscoprire, non solamente irripetibile ma cosmologico nella sua in­controvertibile unicità.
Argomenti filosofici, pensieri pedagogici, maturati in queirin­tima contemplazione che ardiscono verso un’attività sinergicamen­te produttiva, ben articolata, tanto da poter essere presentati come mimési che diventa via via esegesi di un’escatologia tanto necessaria all’umanità, che oggi ne ha smarrito il vero e autentico significato.
«Occorre riscoprire il legame vero, quella “consanguineità” col Mistero - scrive Tommaso Romano, verso la fine del settimo capitolo (Dalla morte di Dio al Dio vivo) - quell’amicizia che non tradisce e che vigilando ci libera, quel magistero che risiede nel prezioso dono dei sacramenti e dei comandamenti. Vivere Cristo è il più alto degli atti e degli esempi cui lo sforzo della nostra vita può tendere»; non più mera filosofia ma elevata teologia che proietta ad una elevata co­noscenza, verso la quale dovrebbe, deve tendere ogni essere umano. Ciò significa vivere “nella e per la Verità”, cominciando da quaggiù quel percorso, a volte scabroso, difficile, per proseguirvi, da ora in poi, eternamente.

da: “L’Eracliano”, Scandicci n°7-9, 2015


lunedì 19 ottobre 2015

Adalpina Fabra Bignardelli, "Ricamare il tempo (Ed. Thule)

di Giuseppe La Russa

Potrebbe sembrare, all’apparenza, un bel titolo di un libro di poesia, il riassunto di un’opera in cui protagonista sono il tempo, con il suo incessante scorrere in avanti, e l’operosità umana che in esso prova a scavare, che in esso prova a costruirsi il suo spazio, la sua vita. Ma poi, in fondo, non ci si discosta tanto dal vero a leggere l’ultimo libro di Adalpina Fabra Bignardelli, “Ricamare il tempo”, opera in cui l’autrice compie un approfondito excursus storico sulla storia del ricamo in Sicilia. Non si tratta di intimismo lirico, è vero, ma nelle pagine del testo, edito da Thule nel 2013, si può scorgere ed ammirare quella stessa “industria” umana che pretende il suo spazio nel tempo e col tempo, che sa costruire e plasmare una identità.
Emerge questo dalla zelante indagine della Bignardelli, così come Annamaria Amitrano mette in rilievo nella prefazione al libro in cui pone la sua attenzione su come un oggetto sia documento culturale, antropologico, su come possa essere testimonianza viva.
AdalpinaFabraBignardelli, ricamatrice per passione, nei sette capitoli in cui il libro è suddiviso fa una analisi minuziosa sulla storia del ricamo nella nostra regione, partendo, con assoluto scrupolo scientifico, dalle tecniche di coltivazione delle piante tessili in Sicilia. Ciò che muove l’autrice, oltre alla passione che coltiva da anni, è la certezza che anche il ricamo e l’arte serica meritino un rilievo insieme allo studio della pittura e della scultura, poiché anche in essi viene fuori prepotente la laboriosità umana; inoltre, seguire la storia del ricamo significa cercare di capire da vicino storie economiche e sociali, nonché antropologiche della Sicilia: basti dire del ricamo come questo venisse riservato per gli abiti da cerimonia e quindi servisse come segno distintivo, di appartenenza.
Va detto, inoltre, e l’autrice lo sottolinea, come il ricamo, introdotto in Sicilia in epoca araba, risenta fortemente dell’influsso della pittura e delle arti visive in genere, per cui, sottolinea la Bignardelli, può certamente essere annoverato fra le cosiddette Belle Arti.
Attraverso il percorso seguito dall’autrice, dunque, possiamo viaggiare nella Sicilia del ricamo, dell’arte tessile, apprezzare da vicino tecniche di lavorazione del tessuto che vengono spiegate con accuratezza e attenzione ai dettagli, in modo da permettere al lettore di fruire appieno del valore di un’arte spesso tralasciata dagli studi, ma il cui studio concede di scandagliare un ulteriore aspetto della laboriosità umana, un’ altra angolazione da cui osservare il mondo, un altro modo di raccontare la propria storia, proprio come se stessimo leggendo un bel libro di poesia.

Recensioni a Tommaso Romano, "La Divina Commedia dipinta da Madè"

Clicca qui per leggere la recensione di Monreale Press
Clicca qui per leggere la recensione di Antonella Filippi

lunedì 12 ottobre 2015

L'itinerario di Tommaso Romano... e il viaggio continua

Nei Quaderni del sigillo Cultura, n°7, 2015 è uscita la raccolta di testi critici dedicati nel tempo a Tommaso Romano dal nostro critico, scrittore e artista Antonino Russo.

Clicca qui per leggere

lunedì 5 ottobre 2015

AA.VV., L'essere del linguaggio, il linguaggio dell'essere a cura di Filippo Silvestri e Ivan Pozzoni (Ed. Limina Mentis)

di Andrea Mileto

È stato appena pubblicato un volume filosofico frutto di vari contributi, tutti di alto livello, pubblicato dalla Casa Editrice Limina Mentis di Villasanta (MB) www.liminamentis.com, dal titolo L'essere del linguaggio, il linguaggio dell'essere (pp.177) , a cura di Ivan Pozzoni e di Filippo Silvestri autore, quest'ultimo, di una puntuale Premessa che così, fra l'altro, efficacemente argomenta:”Sia il problema discusso in modo filosofico o diversamente la cosa sia argomentata secondo mo­di che sono caratteristici di un pensare/sentire religiosi o ancora sia la questione raccontata prestando ascolto alla letteratura, alla poesia, il problema della relazione tra Essere, Vita e Linguaggio è sempre ancora­to a ragioni banalmente economiche e pertanto esistenziali, se conside­rate in un orizzonte di studi linguistico: quanto riescono le nostre pa­role a dire la vita che viviamo? Quanto siamo liberi/prigionieri negli ordini del discorso che parliamo, che ci parlano? Quali politiche se­miotiche reggono la sintassi, la grammatica del senso da cui ci lascia­mo guidare? Ovviamente non ci sono risposte che possano risultare univoche e la differenza caleidoscopica dei saggi che sono qui raccolti almeno in parte dà conto della varietà delle repliche che sono ancora sempre possibili”.
Il volume si segnala per la ricchezza dei testi fra cui vanno segnalati gli studi di Andrea Corona su linguaggio e poesia in Heidegger; di Marco Visconti sulle radici della parola, sempre in Heidegger ; di Giorgio Pannunzio su ontologia profetica e dato linguistico in Sofocle; Enrico Volpe sull'ontologia platonica come superamento del problema linguistico nel Cratilo ; Federico Avogrado sui fondamenti dell'oggettività in Kant e in Reichenbach ; Filippo Silvestri su Peirce; Marco Ferrari sul tema Oltre la dicotomia tra soggetto e oggetto. L'ambiguità del corpo e della parola; Francesco Adragna sul silenzio filosofico; Andrea Muni su Simone Weil: spunti di filosofia del linguaggio tra filosofia dell'amicizia, dell'amore e carceraria; Ambra Bruna Circognini su “In principio era il corpo. Creatività e linguaggio in Vico".  Carmen De Stasio e Maria Patrizia Allotta, infine, si occupano di due pensatori siciliani: la prima si interessa acutamente di Vira Fabra (e del marito-compagno, lo scrittore recentemente scomparso Ignazio Apolloni) e di quella che viene definita la "struttura solida e vagante del pensiero scrittura della Fabra. Dalla struttura alla situazione".
Il testo di Maria Patrizia Allotta si sofferma ancora una volta sul pensiero letterario\ filosofico di Tommaso Romano con il titolo L'essenzialità della parola viva, "costruendo"- con una premessa biografica ampia - tratti direttamente dagli frammenti romaniani, un testo vivo e vibrante.

lunedì 28 settembre 2015

Il Cardinale Salvatore Pappalardo, il presule che non ebbe mai paura della mafia

di Carmelo Fucarino

Presentata a Palermo la biografia, scritta da Maria Pia Spalla, dell’ex Arcivescovo del capoluogo siciliano, Cardinale Salvatore Pappalardo, un uomo che ha segnato, in positivo, la vita della città e di tutta la Sicilia. Figura centrale, soprattutto negli anni ’80 del secolo passato, quando il piombo della mafia ammazzava, ad uno ad uno, gli uomini delle istituzioni. Tra gli intervenuti, Mario Grasso e Tommaso Romano
A Palermo era il “Cardinale”. Un grande uomo di Chiesa coraggioso e innovatore. Amato e benvoluto da tutti, l’Arcivescovo del capoluogo siciliano, Cardinale Salvatore Pappalardo, ha segnato in positivo la vita della città e della Sicilia. La sua figura è stata ricordata nei giorni scorsi a Palermo, nella prestigiosa location dell’Auditorium di Palazzo Branciforte, con un convegno promosso da Lunarionuovodi Catania, Rassegna mensile di letteratura, Gruppo Convergenze intellettuali e artistiche italiane. Un evento in due step: la presentazione della biografia saggio di Maria Pia Spalla, Mafia e responsabilità cristiana - Il grido del Cardinale S. Pappalardo, edizione Prova d’Autore, Catania 2015, e la Cerimonia di consegna del “Marranzano d’argento 2015” per la letteratura e l’operatività culturale al poeta Tommaso Romano.
Sono intervenuti il fondatore della rivista e del premio, Mario Grasso, l’editrice Nives Levan, la presidente del gruppo catanese, Giulia Sottile. Laura Rizzo, coordinatrice, ha svolto ad apertura dei lavori gli onori cerimoniali con i ringraziamenti al direttore del centro ospite e a tutti gli intervenuti. La sala piena al gran completo, con la presenza di una qualificata rappresentanza della cultura palermitana, ha attestato l’importanza del convegno.

L’iniziale intervento della giovane presidente del Lunarionuovo è servito ad illustrare le linee portanti della biografia saggio di Maria Pia Spalla. L’analisi è stata puntuale ed ha messo in evidenza gli elementi innovativi di questa indagine sulla vita di un presule che ha ribaltato il valore del magistero vescovile a Palermo, dopo l’assenza e le tante connivenze della Chiesa che si era mantenuta per secoli in una sussiegosa e distaccata superiorità chiusa nel suo palazzo e lontanissima dai bisogni e dalle aspettative del popolo. Il saggio giunge opportuno dopo il lungo ed assoluto silenzio calato per tanti anni sulla innovativa esperienza del Cardinale Pappalardo. Il testo mira, attraverso la ricerca delle fonti ufficiali degli Archivi Vaticani e anche attraverso gli appunti personali, a collocare i fatti in quegli anni di trasformazione della Chiesa palermitana e in un contesto assai tragico della città: 600 omicidi tra il 1981 e il 1983, con la lunga scia di sangue di personaggi illustri: Carlo Alberto Dalla Chiesa, Michele Reina, Piersanti Mattarella, Mario Francese e i giudici Cesare Terranova e Gaetano Costa, fino a Pio La Torre.
Il maxiprocesso alla mafia iniziato nel 1986 avrebbe segnato uno spartiacque nei giudizi sulla mafia e nella strategia della lotta a Cosa nostra. Il pesante clima della stragi mafiose aveva reso più eclatante - dopo l’era dell’Arcivescovo di Palermo, Cardinale Ruffini, “l’ultimo re delle due Sicilie” - la “scelta religiosa” montiniana di Pappalardo.
È seguita la profonda appassionata ed avvincente prolusione di Tommaso Romano, giustamente definita da Grasso una lectio humanitatis. L’analisi è stata perfetta e completa, sarebbe banale e superficiale definirla a 360 gradi, ancor più con un vacuo aggettivo sarebbe dirla “esaustiva”. Essa nella passione derivante dalla personale conoscenza dell’uomo, sia nelle funzioni istituzionali, sia anche in un rapporto privato, non ha tralasciato nessun aspetto dell’esperienza ecclesiale del Cardinale Pappalardo, uomo intensamente di rottura e di vera catechesi, alieno dai facili applausi e volto alla proclamazione della Parola in funzione sociale.
Ci sarebbe stato tanto da ricordare per chi ha vissuto quell’inizio di primavera e ha letto quel giornalino di carta lucida e bianca dal titolo criptico, già premonitore del nuovo linguaggio di sintesi mediatica, La città X l’uomo. Da professore ossequiente al codice grafico della lingua che segnavo nei compiti di greco quel x, commentandolo con un “moltiplicato?”, in quel contesto di sintagma di un titolo lo accettai quasi a volere intendere quel moltiplicarsi della città negli uomini che la componevano. Ne conservo, non so dove, ancora qualche numero, con quelle proposte di rinnovamento, di scoperta della città, di messaggio soteriologico. Tutti sapevano che era un organo politico della Curia.
Eppure non c’era repulsa o critica rancorosa. Oggi nel becero e volgare linguaggio politico sarebbe stato completamente diverso. E non fu senza significato la concomitanza della presenza del gesuita padre Bartolomeo Sorge e l’esperienza dell’Istituto di Formazione Politica Pedro Arupe, da lui fondato e animato dalle idee e dalla lungimiranza politica del gesuita e sociologo, Ennio Pintacuda, che guidarono e ispirarono la tanto conclamata “Primavera di Palermo”. Esemplari i suoi scritti che, a partire daSottosviluppo, potere culturale, mafia del 1972, giungono al celebre La scelta del 1993, che lo portò alla ribalta della cultura non solo italiana. La sua attività fu in linea con il tema di questa biografia del Cardinale e ne sviluppò tutte le tematiche (così Sud tra potere e cambiamento del 1975).
Ma non solo di questo ha parlato Tommaso Romano. Non solo di quel grido, stigmatizzato già nell’occhiello del sottotitolo del libro. Perché alla fine il libro voleva essere, sì, la biografia del Cardinale Pappalardo, la storia, come precisa il relatore, contestualizzata di un preciso periodo e di una ben definita classe politica, ma il titolo proclama ben altro, puntualizzava una questione di grande complessità ed impatto, per certi versi scandalosa anche a volerla contestualizzare all’ultimo dopo guerra. Si trattava di una questione estremamente ardua da affrontare dopo tante recise affermazioni, citava Giulia Sottile la boutade che la mafia era un detersivo, non solo di illustri intellettuali locali, ma anche delle gerarchie ecclesiastiche, nessuna esclusa, dal basso fino all’alto, colposamente connivente o semplicemente pigra e adagiata sul quieto vivere, come precisa Romano.
Il vero titolo del saggio solleva una buona volta il velo sulla secolare mistificazione: Mafia e responsabilità cristiana. Certo non grammaticalmente chiaro, in quella attribuzione, ma semanticamente pregnante, se si vuole allargare la “colpa” non solo alle gerarchie, ma anche al popolo tutto, nessuno escluso, neppure gli intellettuali isolani al gran completo. Complici forse, ma anche vittime di una prepotenza secolare, che a definirla cultura mafiosa, si offende la cultura o non se ne conosce l’essenza. Il completo ribaltamento dei termini avvenne pertanto sul piano culturale, ma anche di catechesi, di teologia (della liberazione?) di un uomo che mai volle esser politico, che nel Vangelo trovava le parole e la rivoluzione. Perché di questo si trattò a Palermo, al di là dell’appariscente e dirompente “grido” (dal liviano, “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur […] povera Palermo” nell’omelia ai funerali di Della Chiesa, a San Domenico, il 4 Settembre del 1982, che un grande comunicatore avrebbe ripreso con forza ed ira (se fosse possibile) nella sua pronunzia improbabile: “Convertitevi, convertitevi, una volta verrà il Giudizio di Dio” (parliamo del celebre intervento di Papa Giovanni Paolo II ad Agrigento, il 9 Maggio del 1993).
E bandire “la rivoluzione degli onesti” è stato un processo difficile nella cosiddetta “Curia dei monsignori”o “dei separati in casa”, anche dopo il gesto eclatante della “fuga” del serafico Carpino, dopo appena due anni di cardinalato, negli anni orribili del “sacco”. Soprattutto per un uomo che aveva fatto le sue prove di diplomatico di scuola vaticana in Indonesia ed era stato sbalzato in una realtà così tragica come quella della Palermo delle quotidiane “ammazzatine”, ricordate da Tommaso Romano con la ossessiva quotidianità dei “gazzettini” mattutini.
Non c’è stato spunto di queste cento pagine del saggio che sia stato omesso nella lucida analisi di Tommaso Romano e sarebbe il caso di raccogliere il suo testo e pubblicarlo. L’autrice del saggio vi faccia un pensiero. Quello che più mi ha colpito e turbato è stato il forte richiamo a monsignor Cataldo Naro. Non ho le qualità per frequentare, come Tommaso, le alte personalità e di essere testimonio della Storia. Umilmente ho incontrato Cataldo Naro in una chiesetta di provincia intorno agli anni in cui fu consacrato Arcivescovo e abate di Monreale e fece la sua visita pastorale. Ho ammirato la sua formazione culturale, ma anche la sua umanità e il suo smisurato coraggio in una terra infame.
Ora a sostegno dell’elogio di Romano voglio ricordare nella mia diocesi di nascita il suo progetto pastorale “Santità e legalità”, in collaborazione con i comuni dell’Alto Belìce Corleonese consorzio “Sviluppo e legalità” e con l’Osservatorio per lo sviluppo e la legalità “Giuseppe La Franca”. E ancora durante la sua Presidenza della Facoltà Teologica di Sicilia le giornate del convegno sul “martirio per la giustizia” in onore di Livatino e alla morte la lectio magistralis del vescovo Vincenzo Paglia in occasione dell’assegnazione del premio postumo “Obiettivo legalità”. La cinquantina di suoi testi definiscono il livello dell’uomo di cultura.
Poi la seconda parte della serata, quella celebrativa, illustrata dalle articolate e complete motivazioni che hanno spinto il comitato e il promotore ad assegnare il prestigioso riconoscimento a Tommaso Romano, in buona compagnia con Bonaviri, Bufalino, Consolo, Fiore, Fiume, Pantaleone, Parodi, Pasqualino e tanti altri noti e di ugual spessore culturale e artistico. La sua attività svolta nella cultura palermitana e non solo non ha bisogno di illustrazioni, le sue iniziative sono a tutti note, la sua bibliografia in campo letterario, poetico, narrativo, filosofico, semplicemente divulgativo, culturale su ampio raggio, sono troppo note. Attore, promotore e animatore indefesso.
Ho stretto la mano a Mario Grasso e gli ho confessato che mi ha commosso la sua commozione, quel sentimento di adesione e di profonda simbiosi che denota realmente quello che ha definito il palpito dell’anima, la sua luminescenza radiografica. Le sue profonde divagazioni sulla vita e sulla società a partire da un uomo in carne ed ossa, fulminante e avvincente quella definizione del “mortale immortale”, un uomo che era stato ed è segno di amicizia e di purezza, di cultura e di umanità. Avrei voluto trascrivere ogni sua parola e risentirla, avrei potuto scriverla, ma non avevo carta e penna. Ma forse è stato meglio così, mi è restata la sensazione della magia nelle sue scorribande culturali, ma soprattutto umane, empaticamente personali, ma universali di Mario Grasso, un fiume di profonde riflessioni e di humanitas nel senso più specificamente ciceroniano.

giovedì 10 settembre 2015

Spiritualita’ & Letteratura tutti i numeri in rete e l’elenco dei Collaboratori dal 1986 al 2015

Spiritualita’ & Letteratura la rivista fondata nel 1986 da Giulio Palumbo, Pietro Mirabile e Tommaso Romano, e ora da questo diretta come collana-aperiodica dalla Fondazione Thule Cultura – www.edizionithule.it – e in rete fino al numero 85. È un importante risultato documentario che offriamo ai lettori e che si deve alla abnegazione della Ns. redazione con un grazie particolare a Giovanni Azzaretto e che mostra l’importanza di questa impresa culturale. Il blog dove leggere tutti i numeri è www.spiritualitaeletteratura.blogspot.it Sullo stesso sito verranno inseriti periodicamente i nuovi numeri della Collana di Spiritualità & Letteratura, con i numeri monografici e i tradizionali fascicoli con testi e poesie, che verranno stampati per chi ne farà richiesta a fondazionethulecultura@gmail.com
Spiritualita’ & Letteratura ha pubblicato testi di : Rosa Giovanna Abbenante, Nino Agnello, Gonzalo Alvarez Garcia, Vanessa Ambrosecchio, Franca Alaimo, Concetta Alesi, Nicola Amabile, Giovanni Amodio, Mario Ancona, Brandisio Andolfi, Elio Andriuoli, Sandro Angelucci, Lina Angioletti, J.K. Annand, Maria Adele Anselmo, Giuseppe Anziano, Ignazio Apolloni, Anna Maria Arace D’Amaro, Gianna Ardizzone, Gaetano Arnò, Francesco Aronadio, Marcella Artusio Raspo, Riccardo Ascoli, Giacinto Auriti, Fernando Bàez, Luca Balducci, Umberto Balistreri, Giuseppe Bagnasco, Ferdinando Banchini, Giorgio Barberi Squarotti, Anna Barbieri Repetti, Rosa Barbieri, Nino Barraco, Renzo Barsacchi, Divo Barsotti, Maria Gloria Bellatti, Silvio Bellezza, Luis Benitez, Rosa Berti Sabbietti, Mariella Bettarini, Maurizio Massimo Bianco, Alberta Bigagli, David Black, Francesco Bonanni di Ocre, Andrea Bonanno, Giovanni Bonanno, Enrica Bonazzi Canepa, Vincenzo Bondì, Anna Maria Bonfiglio, Neuro Bonifazi, Enrico Bonino, Virginia Bonura, Enzo Bonventre, Giuseppe Borghi, Ferruccio Brugnaro, Giuseppe Antonio Brunelli, Pierfranco Bruni, Domenico Bruno, Francesco Bruno, Gesualdo Bufalino, Salvatore Burrafato, Franco Calabrese, Salvatore Calleri, Franca Calzavacca, Francesco Camerini, Duccia Camiciotti, Marcello Camilucci, Angela Campagna, Franco Campegiani, Francesco Maria Cannella, Mariolina Cannila, Giovanni Cappuzzo, Tychon Capri, Domenico Cara, Pino Caracausi, Marina Caracciolo, Antonio Carano, Franco Cardini, Aldo Carpineti, Giuseppe Carruba, Pio Carruba, Salvatore Carta, Mariella Caruso, Gian Cristoforo Casa, Roland Catalano, Maria Clara Cataldi, Maria Giovanna Cataudella, Enzo Cavaricci, Guido Cecchi, Elena Celso Chetoni, Rossella Cerniglia, Emeterio Cerro, El-Mehdi Chaibeddera, Walter Chiappelli, Giovanni Chiellino, Francesco Civiletti, Pietro Civitareale, Dimas Coello, Pascol Colletti, Adalberto Coltelluccio, Enzo Concordi, Felice Conti, Antonio Coppola, Carmelo Maria Cortese, Vittoria Corti, Massimo Costa, Sarino Armando Costa, Lucia Gloria Costanza, Paul Courget, Crisafulli Vincenzo, Giovanni Cristini, Chantal Cros, Maurizio Cucchi, Orazio Cusumano, Sabino D’Acunto, Giovanni D’Aloe, Eusebio Dalì, Fabio Dainotti, Silvia Dai Prà, Gabriele De Giorgi, Irene De Laude Curto, Amalia De Luca, Liana De Luca, Antonio De Marco, Domenico Defelice, Silvano Demarchi, Maria Pia De Martino, Mario Dentone, Antonino De Rosalia, Gigi Dessi, Rosaria Di Donato, Enrica Di Giorgi Lombardo, Elisabetta Di Iaconi, Maria Di Lorenzo, Salvatore Di Marco, Lino Di Stefano, Ninnj Di Stefano Busà, Giovanni Dino, Giuseppe Dino, Arturo Donati, Placido D’Orto, Desmond Egan, Rita Elia, Vittoriano Esposito, Adalpina Fabra Bignardelli,  Patrizia Fanelli, Teresa Fardella, Sara Favarò, Cristina Fei, Ada Felugo, David Fernandez, Piero Ferrari, Giampiero Finocchiaro, Elio Fiore, Fernando Fabio Fiorese Furtrado, Carla Fiorino, Maria Teresa Folliero, Silvana Folliero, Bruno Forte, Giovanna Fozzer, Raffaele Francesca, Melo Freni, Andrew Frisardi, Carmelo Fucarino, Robin Fulton, Giuseppe Fumia, Giovanni Battista Gandolfo, Agostino Gandolfi, Maria Antonina Console Ganguzza, Elmys Garcia Rodriguez, Eraldo Garello, Rosario Mario Gazzelli, Brunero Gennai, Aldo Gerbino, “Getsemani” Gruppo – Palermo, Ubaldo Giacomucci, Rino Giacone, Pino Giacopelli, Renata Gianbene, Daniele Giancane, Anna Maria Giancarli, Francesco Paolo Giannilivigni, Franca Giannola, Antonino Giardina, Giuseppe Giardina, Giovanni Gigliozzi, Gianni Giorgianni, Fabio Girardello, Graziano Giudetti, Elio Giunta, Filippo Giunta,  Francesco Alberto Giunta, Duncan Glen, Giuseppe Gorlani, Rodolfo Gordini, Francesco Grisi, Sandro Gros Pietro, Francesca Guajana, Pino Guarino, Emilio Guaschino, Margherita Guidacci, Pasquale Hamel, Lance Henson, Federico Hòefer, Gianni Ianuale,  Anna Maria Ingria, Ennio Innocenti, Alfio Inserra, Gianfranco Jacobellis, Ernst Jùnger, Mitsuko Kawai, Richard Kell, Mariolina La Monica, Felice Lammardo, Franco Lanza, Liliano Lanzi, Serena Lao, Saverio La Paglia, Giuseppe La Russa, Giacinta Latino, Carmelo Lauretta, Maria Grazia Lenisa, Flavia Lepre, Salvatore Li Bassi, Enzo Li Mandri, Licia Liotta, Alejandrina Ketty Lis, Maria Teresa Liuzzo, Lidia Esther Lobaiza de Rivera,  Stefano Lo Cicero, Franco Loi, Rosario Lo Verne, Galileo Lombardi, Piero Longo, Lemus Virgilio Lòpez, Sandra Lucarelli, Luciano Luisi, Giuseppina Luongo Bartolini, Daniele Lupo, Francesca Luzzio, Giuseppe Macchiarella, Alessio Maestri, Pasquale Maffeo, Dante Maffia, Leo Magnino, Valerio Magrelli, Luigi Maniscalco Basile, Carmine Manzi, Gian Ruggero Manzoni, Riccardo Marchi, Giovanna Markus, Biagia Marniti, Antonio Martorana, Grazia Marzulli, Rosalba Masone Beltrame, Michele Massiglia, Antonio Mastropaolo, Giovanni Matta, Vito Mauro, Siro Mazza, Renzo Mazzone,  Miguel Oscar Menassa, Assunta Maria Menchinelli, Vittorio Messeri, Carmelo Mezzasalma, Guido Miano, Michele Miano, Maria Elena Mignosi Picone, Elena Milesi, Pietro Mirabile, Ester Monachino, Adriana Mondo, Vincenzo Monforte, Antonella Montalbano, Valeria Montaruli, Giovanni Monti, Pierino Montini, Franco Morandi, Massimo Morasso, Tommaso Moro, Nino Muccioli, Emanuele Muscolino, Maria Musotto, Renato Nale, Elisabetta Nascè, Maria Pina Natale, Walter Nesti, Adriana Notte, Pippo Oddo, Giancarlo Oli, Rossano Onano, Salvatore Orilia, Elisa Orsez Grillone, Padre Pio da Pietrelcina, Giuseppe Pace, Guido Pagliarino, Egle Palazzolo, Giulio Palumbo, Virginia Palumbo, Gaetano Pampallona, Roberto Panasini, Rina Pandolfo, Silvano Panunzio, Ernesto Papandrea, Salvatore Pappalardo, Gilberto Paraschiva, Pierre Pascal, Giuseppe Passamonte, Gisella Pasarelli, Domenico Passantino, Roberto Pazzi, Mike Peirano, Rosalba Pelle, Peppino Pellegrino, Guglielmo Peralta, Teresinka Pereira, Leicecy Pereira Darneles, Adriano Peritore, Raffaele Perrotta, Claudio Pestarino, Giuseppe Petralia, Luigi Picchi, Rosaria Picone, Renato Pigliacampo, Antonio, Piromalli, Carmelo Pirrera, Maria Antonietta Pirrotta, Juna Rosa Pita, Benito Juan Luis Pla, Giorgio Poli, Adrian Popescu, Hugh Probyn, Davide Puccini, Sergio Quinzio, Lionello Rabatti, Paolo Ragni, Aurora Ranieri, Antonino Rapisarda, Anna Repetti Barbieri, Aurelio Repetti, Gianni Rescigno, Rolando Revagliatti, Renzo Ricchi, Lina Riccobene, Rosaria Ines Riccobene, Franca Righi, Rolando Rivagliati, Elisa Roccazzella, Italo Rocco, Tilde Rocco, Elmys Rodriguez Garcia, Gianfranco Romagnoli, Giovanni Romano, Maria Caterina Romano, Nicola Romano, Tommaso Romano, Gabriele Romeo, Massimiliano Rosito, Christina Rossetti, Salvatore Rossi, Vincenzo Rossi, Giuseppe Rovella, Paolo Ruffilli, Peter Russell, Antonino Russo, Vincenzo Russo, Anna Maria Saccà, Giovanni Sacco, Pietro Sacco, Itala Sacco Giglio, Sebastiano Saglimbeni, Antonino Sala, Marcello Salemi, Giovanni Salerno, Gaetano Salveti, Ida Salvo, Lara Sanjakdar, Giorgio Santangelo, Mario Santoro, Benito Sarda, Michele Sarrica,  Marco Scalabrino, Giacinto Arturo Scaltriti, Adriana Scarpa, Veniero Scarselli, Emanuele Schembari, Luis Schnitann, Giuseppe Maria Sciacca, Giovanna Sciacchitano, Elvira Sciurba, Lorenzo Sena, Emilio Servadio, Giovanni Sevans, Curro Sevilla, Silvestro Silvestri, Piera Simeoni Scialanca, Mario Sciortino, Fininzia Scivittaro, Biagio Scrimizzi, Marcello Scurria, Francesca Simonetti, Susanna Soiffer, Antonio Spagnuolo, Santino Spartà, Ciro Spataro, Maria Luisa Spaziani, William Stafford, Arina Takashi, Luigi Tallarico, Orazio Tanelli, Emilio Paolo Taormina, Liliana Tedeschi, Massimiliano Testa, Selim Tietto, Francis Tiso, Teresa Titomalnlio, Patrizia Tocci, Francesco Saverio Tolone, Pino Tona, Gianluca Torti, Pino Tosca, Elide Triolo, Gilda Trisolini, Tryggve Edmond, Luca Tumminello, Domenico Turco, Fabio Tutrone, Mario Varesi, Alberto Varvaro, Turi Vasile, Piero Vassallo, Francesca Vella, Anna Ventura, Giusi Verbaro, Raymond Vettese, Vittorio Vettori, Pio Vigo, Stefano Vilardo, Gloria Weber, Simon Weil, Peter Paul Wiplinger, Carlos Chacòn Zaldivar, Lucio Zaniboni, Jose Alain Zegarra, Lucio Zinna, C. G. Zonghi Spontini, Carlos Arànguiz Zùniga.

lunedì 27 luglio 2015

Vincenzo Arnone su "Continuum" a cura di V. Mauro

Montebonello- Pontassiere (FI), 22/7/2015

Caro Tommaso Romano
...Vedo che c'è tanto materiale intorno alla tua opera, frutto di una cultura che viene da lontano ed è alla base dei tuoi versi e dei tuoi saggi.

Don Vincenzo Arnone

Antonino Russo su "Continuum" di Vito Mauro (CO.S.MOS.)

da: "Il settimanale di Baheria", 26 luglio 2015

martedì 14 luglio 2015

Nella scia di Wojtyla. Trascendenza e bellezza nella Poiesis di Tommaso Romano

di Antonio Martorana

Discioglie l’ineffabile fuoco dell’anima
nel tremolio dell’etere brillante
 in nero inchiostro delle tue parole
di Mistero Ultramondano intrise
 e al silente oblio le sottrae
 d’un freddo sarcofago di carta.
Sugli atrofici flabelli di palma
del fall-out radioattivo contaminati
della società globalizzata
riverbera l’incandescente magma
un profetico raggio di speranza.
Nell’inverare di Paolino l’aureo
messaggio che “unica arte è la Fede
e Cristo il nostro canto”,all’appello
rispondi ch’agli artisti lanciò Wojtyla   
per la Pasqua millenovecentonovantanove
perché la Bellezza ha qualità
da Dio inscindibile sia innalzata.
Da sempre dalla specola attratto
sulla Gerusalemme celeste puntata
a quel magistero sublime la poiesis
informi, Trascendenza e Bellezza
in circulata melodia fondendo.
Quando all’irrompente mare dell’Oltranza
la conchiglia apri del tuo cuore
più non vedi arrestarsi il tempo
nei fotogrammi di Caino in tuta
mimetica e anfibi mentre con lama
affilata sgozza Abele, di vermiglio
colorando il bagnasciuga, dell’ordigno
di morte da mano scellerata
sul cuscino poggiato come un fiore
a lambire il rosa delle guance
d’ignaro lattante addormentato,
del vandalo invasato che la mazza
nel nome di Allah brandendo
alle schegge polverose con spezzo
irride di metope e narteci,
di mani come artigli protesi tra le onde
ad invocar salvezza e amore
prima di ritrarsi e scomparire
sotto ghirigori di spuma salata.
E non t’assale dei juke-box l’onda
ultrasonica, della sferragliante
betoniera il rombo, dei clacson
impazziti il frastuono bestiale
che il sibilo copre delle sirene
nell’ora del coprifuoco. Hai recettori
olfattivi gli odori acri non arrivano
di vomito da overdose e spermatiche
secrezioni, che delle feritoie fuoriescono
degli svettanti minareti fallici
della Grande Conurbazione.
L’amaro destino consideri di chi,
al Maligno asservito come serpe
dal nibbio stregata, di giocare
a luci spente con la morte non s’avvede.
Al calar dell’ultimo granello di sabbia
nel collo stretto della clessidra infame,
Superiore Gnome ad ingrossar l’avvia
d’ignudi corpi l’innumere teoria
che nel fango della Palude Archerusia
a pagar dazio son chiamati,
l’obolo in cima al braccio agitando
tra pollice e indice stretto
l’ira a smussar provano del severo nocchiero.
Tu che con lo spirto nel “miro gurge”
della Trinacria Grazia profondi,
nell’altra faccia ti specchi del destino,
contro i cui orli ogni paura si frange ,
ogni fantasma, ogni sogno che strema.
Con il respiro di Chi all’Amore
la propria morte offrire volle in dono
il fiato fondi, mentre di gioia un grido
dal tuo petto possente si leva
verso l’empirea luce e lo sciamare d’angeli;
come quello, duplice, che levò Francesco,
ricevuta sulla Verna le sante stimmate:
“Tu sei Bellezza...  Tu sei Bellezza!”

Palermo, 8 maggio 2015