mercoledì 20 maggio 2015

Giorgio Bárberi Squarotti su "Continuum" a cura di V. Mauro

Torino, 12 maggio 2015
Caro e illustre Romano,
mi arriva qui, a Torino, il grandioso volume bibliografico che testimonia esemplarmente la Sua attività culturale lungo i decenni. Guardo e sfoglio l’opera, ammirando lo straordinario fervore e la mirabile lezione di verità dei Suoi vari lavori tra quali spicca la poesia.
Con i più affettuosi auguri e saluti
Giorgio Bárberi Squarotti  

venerdì 15 maggio 2015

Memoria dei Diaspri: Giovanni Matta e Tommaso Romano


Clicca qui per leggere il libro di Giovanni Matta " I Diaspri".





Alcune foto di Barbara Lo Fermo sull'evento.

L' itinerario spirituale e cosmico di Tommaso Romano nel libro di Maria Patrizia Allotta

di Guglielmo Peralta


         Certo, per conoscere a fondo un uomo bisogna guardarlo «dentro». E non basta la sua biografia, specie se si tratta di una persona dalla "complessa formazione culturale", dalla natura e dalle qualità singolari, caratteristiche, originali e, perciò, sfuggente "a qualsiasi classificazione". Bisogna disporre di una  buona "vista", di capacità d'osservazione e, soprattutto, avere una vicinanza amicale e intellettuale con la persona in questione, saperne gli interessi e condividerli per potere vantare una conoscenza approfondita e disegnarne un ritratto il più somigliante possibile. Di quest'uomo, che risponde al nome di Tommaso Romano, Maria Patrizia Allotta, sua ritrovata amica d'infanzia e ora collega di scuola, nonché di penna, si è data il difficile compito di "comporre" l'universo spirituale e "contemplattivo"  e custodirlo come un tesoro tra le pagine di uno scrigno intitolato: "Nel buio aspettando l’alba, speranza che non muore": titolo beckettiano che, rimandando a Godot, sembra riflettere l'attuale crisi culturale e morale in cui è sprofondata la società mondiale, a seguito della dissipazione dei valori, che ha finito per prosciugare il senso dell'esistenza creando il vuoto e il deserto nell'anima dell'uomo. Tuttavia, il "tesoro" e lo "scrigno" lasciano intravedere la possibilità che il "buio" sia dissolto e l'attesa colmata dalla speranza dell'alba, da quel "futuro eventuale", che è silloge poetica di Romano e promessa di felicità, sempre differita. È possibile in queste pagine, scelte con oculatezza dall'Allotta, attraversare i quarant'anni di attività creativa dell'Autore. Sono lacerti, frammenti, schegge, tessere tratte dal suo Pensiero composito, che trova organicità e unità nel suo "intrinseco valore" etico ed estetico, nello Streben, nel suo tendere alla Bellezza e all'Assoluto, che è  ricerca della verità e consapevolezza di essere parte dell'infinito Mosaico del Cosmo e, dunque, riflesso e  "specchio della (sua) Luce".  Le tante tessere che costituiscono questo Pensiero complesso - frutto delle intuizioni, delle illuminazioni, degli studi, degli interessi, degli incontri e delle relazioni interpersonali, delle esperienze e conoscenze acquisite nel tempo - danno la misura mai colma di un cammino, che, per il Nostro, è "Il fare della bellezza" (titolo di un'altra delle sue opere, che ne dà testimonianza) e compongono un vastissimo mosaico, del quale l'insieme delle "schegge", sapientemente scelte dalla curatrice, costituisce, a sua volta, un'organica sintesi musiva. Tutta l'opera di Romano, nella quale hanno un posto di rilievo i dodici volumi del Mosaicosmo che rappresentano, come sottolinea l'Allotta, "il corpus dottrinale e pedagogico del suo pensiero", è uno scrigno che mostra il suo tesoro, colmo di una grande spiritualità che è "Luce del pensiero", di un pensiero che "si racconta" attraverso la parola e che non è "solo la biografia degli atti che si manifestano nel reale, ma anche tutto ciò che è proprio del percorso interiore". E in questa interiorità ha guardato l'Allotta, alla quale va riconosciuto il merito di avere colto e assemblato i tratti salienti e rivelatori delle opere di Tommaso Romano per disegnarne il "volto", per dare ai lettori un ritratto dell'uomo e della sua anima il più somigliante possibile, il più vicino al «vero». Poesia e vita sono un binomio inscindibile e costitutivo della natura di questo Autore, del suo essere uomo e persona autentica, senza maschere, senza veli. Esse sono il vero, la felice sintesi: il mosaicosmo, dove vita e poesia sono l'unità perfetta, l'essere cosmico dell'uomo nella Poesia della Natura, dell'universo. Senza tenere conto di questa simbiosi, il ritratto di Romano sarebbe impossibile; il mosaico della sua opera un puzzle irrealizzabile, perché mancherebbe della tessera fondamentale, della Poesia che è la radice, l'Origine stessa della vita.

           Ha fatto bene la curatrice a dare spazio ai testi dell'Autore limitandosi solo ad introdurli in un Proemio, con un titolo che coglie e dice il senso dell'intero vissuto di Romano e, cioè, la sua vita in interazione con la scrittura. Perché lasciando parlare i testi si dà la possibilità al lettore di stabilire con l'autore un legame più diretto, un "dialogo", un "circolo ermeneutico", tramite il quale si manifesta la vita spirituale di cui il testo è in-tessuto, e il lettore, ponendosi in devoto ascolto, può cogliere il nesso tra vita, espressione e ‘comprensione’. Di questo nexus il Nostro dà piena testimonianza con le sue opere, che egli vive scrivendo e scrive vivendo. Perché la scrittura "è soccorso vitale, terapia dell'anima in compassione solitaria, nel tempo della vita" e apre alla comprensione dell'essere proprio e del mondo. La "cura" dell'Allotta si coglie anche nella scelta dei titoli dei capitoli che, insieme con i versi posti in apertura e a conclusione di ciascun capitolo, fanno da segnavia, tracciano il cammino speculativo di Romano. Ogni titolo fissa un passaggio cruciale, esprime una centralità, indica una tappa essenziale del pensiero romaniano lasciandone indovinare il più vasto sviluppo. Sono delle perle di saggezza, delle epifanie che "rivelano", che suggeriscono  una "metodologia" dell'esistenza, gli "strumenti del mutamento e della rigenerazione", le vie del sapere, che si snodano nel tempo della povertà e del deserto e annunciano il "Magistero dello Spirito", ovvero, "una pedagogia della coscienza", fondata sull'arte e sulla bellezza che possono dare "senso e verità al nostro agire". Abitare l'essere, "rifugiarsi negli eremi del proprio spazio privato (...) e in quelli della natura" praticandovi la contemplazione, significa mettersi in cammino sulle tracce del sacro per ritrovare "la dimensione spirituale e cosmica, il tassello musivo che è la nostra esistenza". Ma, bisogna fare presto, sembra  avvertire Romano. Urge la sfida per fermare il deserto che avanza. In questo "tempo di barbarie" non si può attendere Godot!....Occorre subito opporsi al non senso, che dilaga nell'ordinaria follia quotidiana del mondo; lottare contro l'abisso in cui ogni giorno precipitiamo e che è il vuoto della coscienza, la perdita dei valori, per riscoprire e ristabilire "il senso del senso (...) in ogni cosa, fatto, evento, persona". Occorre porre fine all'attesa e celebrare, oggi, "l'epifania del Sacro", "l'Eterno che è in noi / (...) perché il futuro è sempre eventuale". 

venerdì 8 maggio 2015

Una domanda sempre aperta - Il pensiero di Tommaso Romano nel volume di Maria Patrizia Allotta

di Giuseppe La Russa

Il futuro è sempre eventuale, per citare una delle sue massime predilette; il domani è da scrivere, da inscrivere, da inventare, da attendere, costruire; il futuro costa di incertezza, di infinite possibilità, è dubbio. Ma nella sua vita, nella sua opera, nella sua attività di ricerca il dubbio si è trasformato in Desiderio, in un amore viscerale di una domanda sempre aperta. Ecco la vita di Tommaso Romano, autore, poeta, pensatore, saggista, declinata nel dubbio e nella domanda, elementi consustanziali alla ricerca di Senso che è e dovrebbe essere di ogni uomo. Ecco l’opera di Maria Patrizia Allotta che nel volumetto Nel buio aspettando l’alba, speranza che non muore riporta vari tasselli di un enorme tutto, vari pezzettini di un insieme vasto e ampio quaranta anni di attività. Le pagine che formano questo piccolo volumetto, infatti, riproducono l’opera di Romano attraverso i suoi momenti più forti, più significativi, attraverso le sue pagine più dense e cariche: ogni pagina è un indumento indossato nei suoi sessanta anni di vita, ogni lacerto di testo è un attimo, un frammento, una scheggia. Schegge dal Mosaicosmo di Tommaso Romano è, infatti, il sottotitolo.

De-finire un testo del genere, un impegno che tenta di riprodurre un’attività di ricerca lunga una intera vita è compito estremamente complicato, ma come in ogni uomo, come in ogni cuore è giusto cercare un cardine, andare alla ricerca del centro di propulsione, provare a scovare il “motore immobile” di ogni azione. Il libro, presentato per la prima volta il 20 aprile 2015 presso l’Officina di studi medievali di Palermo, ha visto la luce insieme alla raccolta ad opera di Vito Mauro che racchiude tutta la bibliografia di e su Tommaso Romano: questo testo è stato intitolato Continuum, ed è su questo punto che dobbiamo necessariamente riflettere.

La tendenza, o meglio, la vocazione alla ricerca per Romano è stato un dato naturale: si badi bene che non utilizzo a caso il termine ‘naturale’. Il termine ‘natura’, infatti, deriva dal verbo latino ‘nascor’, più precisamente dal participio futuro ‘nascituro’: poi, per contrazione, di ha (declinato al femminile) il termine ‘natura’. Quando si vuole andare al nocciolo delle cose, credo che fare un’analisi etimologica dei termini sia la via più profonda e più veritiera. Nulla di più vero, infatti, nel definire naturale la chiamata alla ricerca, al continuo studio, al continuo domandare e domandarsi: ciò che è ‘natura’, infatti, sta sempre per nascere, è in continuo divenire, in continuo evolversi. Da qui l’eterogeneità degli aspetti della vita, essa stessa movimento continuo, essa stessa continuo e perpetuo viaggio. Obbedire alla vita significa, dunque, obbedire a questa sua insita e congenita forza che la vedrà sempre dinamica e mai statica. È la fisica che ce lo insegna, la scienza che ce lo mostra: il mondo evolve, la vita è un processo in avanti; orientare questo processo verso l’ordine, verso il bene, verso la verità è il compito che ogni esistenza dovrebbe perseguire.
Così Romano ha fatto della domanda perpetua il suo leit motiv. Ricordo nel 2010 un convegno presso l’Università di Palermo tenuto da Davide Rondoni, tra l’altro amico e conoscitore di Tommaso Romano. Il poeta e studioso bolognese ragionava sulla Poesia come domanda (questo il titolo del convegno) e riflettendo sul tema affermava come non può esistere aspetto della vita non sottoposto ad una domanda continua: così è un rapporto d’amore, fondato su basi solide e stabili, ma sempre alla ricerca del “nuovo” per ri-scoprire ogni giorno la bellezza della prima volta. E mi raccontava proprio Romano come all’interno della Fondazione Thule ogni oggetto non ha una precisa collocazione, infatti quadri, statue e oggetti di vario tipo trovano sempre nuova collocazione perché, come lui stesso mi ha detto, bisogna andare sempre alla ricerca della perfezione, consapevoli che la perfezione non è di questo mondo.

Conscio di questo assunto, la ricerca esistenziale e culturale di Romano è stata, per l’appunto, un continuum, un perpetuo divenire che nelle pagine curate da Maria Patrizia Allotta trova assolutamente piede; anzi, mi pare proprio il fondamento su cui il volumetto si costruisce, il centro nevralgico su cui si dipana questa sintesi del pensiero di Romano. Il centro ordinatore di Romano è stato proprio il dubbio, la domanda, il tendere sempre alla ricerca dell’inaspettato, dell’eventuale, eventuale proprio come quel futuro che è da scrivere, sempre da inventare. «Oh! più felice, quanto più cammino/ m’era dinanzi; quanto più cimenti/ quanto più dubbi, quanto più destino»: così il personaggio di Alessandro Magno in un noto testo di Giovanni Pascoli: il dubbio è il desiderio di Romano, perché il dubbio genera il piacere della scoperta, una scoperta sempre nuova ed inaspettata. Ecco che l’eventualità del futuro si carica di una valenza positiva, si fa matrice della Bellezza, della Verità, binomio indissolubile ed inscritto col fuoco nell’animo del poeta ed uomo Romano. Quello stesso fuoco che divampava nel cuore dell’Ulisse dantesco, quello stesso ardore di divenire del mondo esperto sta alla base di una attività che non può, congenitamente, concludersi.

Da qui il concetto di Mosaicosmo, concetto assolutamente dinamico ed in divenire, perché se ogni uomo sa essere unico ed irripetibile, allo stesso tempo è specchio e riflesso del divenire del cosmo: «La vita di ogni uomo va intesa come una scheggia, frammento, una tessera del grande mosaico che diviene nel suo farsi e che, comunque, non è mai avulsa dal contesto e quindi né dalla vita reale né dalla vita di relazione. La nostra sintesi, dunque, viene a iscriversi non in modo statico ma in modo dinamico nell’economia del Cosmo».
La vita diviene ricerca di senso, di una direzione, indagine continua su se stessi e sul mondo, attesa di un’alba nel buio: significativo, tra l’altro, che Maria Patrizia Allotta initoli Anima all’alba una sua raccolta poetica e nel sottotitolo al volume in questione giochi nuovamente sullo stesso termine. L’alba è il momento in cui l’animo si affaccia a vita nuova dalle tenebre della notte, ma quella notte è stata trascorsa in un’attesa non vana, non fin e a se stessa, ma caricata di una forza capace di indagare, interrogare e di smuovere la coscienza. Soltanto così il buio ha un perché e può aprisrsi alla speranza, termine che ha connaturata in sé l’idea di futuro, l’idea di un domani.

Un domani speso ancora così, nel desiderio del dubbio, nell’ardore di una domanda sempre aperta, nella certezza di un futuro, per fortuna, eventuale.

martedì 5 maggio 2015

Piero Vassallo: interventi per Tommaso Romano

Con i preziosi testi di Piero Vassallo, è uscito a stampa, il N° 5 dei "Quaderni del Sigillo Cultura", curato dalla nostra "Comunità Spirituale del Mosaicosmo", dal titolo Realismo e magnifica utopia nell'opera di Tommaso Romano. Testi, note, recensioni, che raccoglie interventi pubblicati dall'insigne filosofo genovese, sul pensiero, la figura e l'opera di Tommaso Romano dal 1986 ad oggi, a testimonianza di un solido sodalizio fra i due pensatori cementatosi a partire dal 1973  a Napoli, in occasione dello storico convegno della rivista di Silvio Vitale "L'Alfiere", alla presenza del comune Maestro Francisco Elias de Tejada. I nostri lettori potranno quindi approfondire - anche sul piano storico - le tematiche e i punti focali che gli scritti proposti evidenziano in modo esemplare. 

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lunedì 4 maggio 2015

Ripubblichiamo "Essere nel Mosaicosmo" i Dialoghi di Tommaso Romano con Maria Patrizia Allotta e Luca Tumminello, edito in due edizioni (già da tempo esaurite) nel 2009 da Thule – Spiritualità & Letteratura, con una nota finale di Arturo Donati. Dopo le "7 tessiture dal Mosaicosmo" è il primo organico contributo del nostro studioso palermitano sul tema. A breve pubblicheremo le molte recensioni e commenti critici alla Dottrina Spirituale delle Mosaicosmo apparsi sulla stampa nazionale in questi anni, a testimonianza della grande interesse per il Mosaicosmo (il compianto Claudio Quarantotto , aveva già selezionato tale termine per il Suo Dizionario dei Neologismi). Buona lettura e sempre lieti di ricevere, come  già in molti fate, i vostri pareri.