Il panormita Tommaso Romano scrive versi da quasi un cinquantennio e, addirittura, inizia a farlo da quando aveva quattordici anni (Rime sparse, 1969). Il suo lavoro è ora ricapitolato nell’antologia Esmesuranza (la dismisura richiamata risale a Jacopone da Todi) (Heliopolis, Pesaro,2008) e nel successivo libretto Dilivrarmi (Salvatore Sciascia, Caltanissetta-Roma, 2010), che nel titolo richiama stavolta il “liberarsi” di Francesco Petrarca (sonetto LXXXI del Canzoniere).
Diciamo subito che la prova dell’adolescenza è, appunto, adolescenziale, con le esasperate malinconie di quell’età (“triste” ricorre più volte e Tristezza è il titolo di un testo) e con un distacco dal mondo (“nulla e nessuno m’interessano. / Perché il mondo mi delude”, p.18) che è però più caratterizzante di quella tendenza all’introversione che contrassegnerà il suo successivo percorso lirico. Clicca qui per continuare a leggere
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