di Piero Vassallo
Il prestigioso Istituto siciliano di studi politici ed economici, attivo nella dotta e instancabile ansa della Palermo cattolica, ha pubblicato in questi giorni, sotto il titolo Café De Maistre, un'avvincente e ampia (128 pagine) raccolta di saggi del professore Tommaso Romano, autore restituito alle lettere grazie alla volontaria uscita dall'estenuata e spettrale destra politicante.
Romano è l'ispiratore e il capofila di una corrente culturale intesa a ristabilire la convergenza del pensiero tradizionalista con l'amor di Patria, ossia a promuovere l'uscita della cultura antimoderna dalle dispettose e soffocanti strettoie, nelle quali si celebra l'incontro della tradizione italiana con l'insensato rifiuto dell'Italia unita.
Inoltre l'antologia di Romano dà dimostrazione della superiore – umanistica e religiosa - dignità della storia e della sapienza italiana, in una fase storica segnata dalla volontà egemonica che agita la politica della tronfia cancelliera Angela Merkel, rappresentate dell'irriducibile, obesa spocchia della nazione ricca arrogante, ma umiliata e debilitata dalla spettrale chiesa luterana.
L'Italia rivendica il ,più vasto patrimonio d'arte al mondo e una tradizione filosofica capace di eclissare la greve loquela dei pensatori di Germania.
Di qui – ultimamente - una condivisione spregiudicata del Novecento italiano, letto da Tommaso Romano attraverso la lente critica di Paolo Isotta, un autore geniale “che andrà di traverso ai moralisti da strapazzo”.
A Isotta è riconosciuto, da Romano, il merito di aver interpretato onestamente (e con grande coraggio) la storia italiana fra le due guerre e apprezzati e valorizzati i suoi primati senza cadere mai nell'anacronistica apologia del fascismo.
Refrattario alla scolastica dei calunniatori dei lapidatore primato italiano, Isotta dichiara la stima “di Giovanni Gentile maggior filosofo del Novecento” e “senza rinnegamenti e paure nomina la Rsi non come male assoluto, pur giustamente scrivendo e sottolineando le colpe di Mussolini”. Infine Isotta “dà del traditore a chi [il pallido esponente della destra benzinara e quirinalizia] recentemente ha svenduto tutto, il bene compreso oltre il male da rigettare, per un piatto di lenticchie”.
Fedele all'implicito giuramento anticonformista, Romano osa lodare un'icona dei monarchici italiani, la Beata Cristina di Savoia, sensibile nei confronti dei Siciliani: “sono numerosissime le le elargizioni personali documentate verso i poveri isolani, notevole fu, inoltre, l'attenzione concreta per i bambini e le partorienti … un segno duraturo della sua devozione alla Vergine Maria, può ancora constatarsi nella Chiesa dei Padri Cappuccini di Palermo” ai quali fece dono fece dono del suo splendido mantello.
[A titolo personale vorrei qui rammentare Umberto II, il re di maggio, che ha ereditato e sopportato con silente dignità il disprezzo della moglie belga e il peso della fellonia, che ha devastato e avvilito la famiglia reale d'Italia, non lui.
Re Umberto non ha vacillato sotto il peso di una sciagura confezionata da altri e gettata vilmente sulle sue spalle.
Dignitoso è anche il ricordo di Leo Longanesi, “fascista critico in gioventù, seppur amico di Mussolini, dovette subire la chiusura dei suoi giornali e nel secondo dopoguerra fu emarginato”, fu capace tuttavia di fondare Il Borghese, il settimanale che diede voce agli italiani irriducibili alla malinconica democrazia, impiantata dai vincitori della seconda guerra mondiale.
Incendiaria è l'analisi di Romano della modernizzazione messa in atto dai papisti di ultima e insorgente generazione: “sepolcri imbiancati, che strillavano contro il primato petrino [quando il papa non condivideva il progetto dei modernizzatori] e l'infallibilità, che non può certo riferirsi al magistero ordinario. Ora il Papa è dono dello Spirito (certo in sciopero da duemila anni, secondo costoro...) divenuto per miracolo indiscutibile e intoccabile”.
Il libro di Romano si raccomanda quale sapido nutrimento della refrattarietà italiana all'ideologia decadente in corsa nel vuoto generato dalla sinistra infeudata nella sacrestia decadente e nel salotto dei conformisti squillanti.
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