giovedì 29 ottobre 2015
lunedì 26 ottobre 2015
Nuovo canale Romano Thule Video
Da pochi giorni è attivo il canale Youtube "Romano Thule Video", che raggruppa ad oggi oltre 70 video di interventi di Tommaso Romano, presentazioni di libri Thule, eventi ed approfondimenti. Presto tanti nuovi video, vi invitiamo a visitare il canale ed iscrivervi cliccando sul seguente link:
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domenica 25 ottobre 2015
Vito Mauro, "Continuum" (CO.S.MOS)
di Marcello Falletti di Villafalletto
Si potrebbe dire che questo corposo testo di Vito Mauro vada senz’altro a completare, se non a supportare l’impegno di Maria Patrizia Allotta, con il quale abbiamo aperto questa rassegna; infatti, raccoglie tutti gli scritti e gli innumerevoli impegni letterari e culturali svolti dal prof. Tommaso Romano in oltre quarant'anni di proficua attività. “Un omaggio corale” ad un uomo, professionista serio, che merita ampiamente di essere onorato, non solamente per quello che è, ma per quello che è da sempre e per quello che continuerà ad essere in futuro: sicuramente ancora provvido, ricco e valido. Un personaggio granitico, poliedrico, consapevole del suo potenziale umanitario e culturale del quale la nostra società continua ad avere profondamente bisogno.
«Di fatto Romano si può considerare il più lucido e intellettualmente più interessante rappresentante di questo significativo filone della cultura siciliana. Da qui il suo giudizio sul nulla della condizione culturale del presente in modo severo da lui stesso espresso: “Perso il timor di Dio” l’uomo contemporaneo non vuole neppure - prometeicamente - farsi Dio, ma annullarsi nell’insignificanza, annegare nel non-senso, nell’ovvio, verso una sorta di trasformazione antropologica”. Aggiungo io purtroppo in negativo.
Un ritratto, se non esaustivo, certamente fedele, della identità intellettuale di Romano, non facile da sintetizzare, stante la sua “cosmicità”, si può estrarre da quanto egli dice, quasi autobiograficamente, di Vincenzo Mortillaro nel volume Contro la rivoluzione la fedeltà. E' forse l’opera migliore da lui scritta, né può ritenersi un caso: “Letterato e poeta, fondatore, direttore, animatore prima e dopo il ’60 di riviste e giornali e molteplici responsabilità amministrative... critico acerrimo dei nuovi rivoluzionari del 1860, della conquista garibaldina e del Nuovo Regno d’Italia di marca piemontese liberale e coloniale, fu costantemente ammirato, deriso e invidiato per il suo rigore e la sua visione del mondo e della storia”.
Mortillaro era un cultore del passato. Aristotele ha scritto che la memoria è negata agli schiavi. Apprezzo Romano soprattutto perché in quanto cultore del passato vuole restituirci la memoria che il presente ci nega. Il fine ultimo del suo impegno culturale vuole essere liberatorio per tutti. Il mondo che ci fa sognare è infatti un mondo senza schiavi.» ha scritto Antonino Buttitta, nella appropriata e apprezzabile introduzione. Possiamo aggiungere che questo mondo “senza schiavi”, oggi sembra essere più aleatorio che nei tempi passati. Sono cambiate le forme di schiavitù, sono diventate multiformi, impressionanti, devastanti e deleterie: eppure continuiamo a parlare di libertà. Sbandierandola ai quattro venti di una società sorda, ammutolita, ipnotizzata, formalmente scandalizzata ma che continua a considerarla un sogno ideale, dal quale però rischia di non svegliarsi mai.
Quindi ben venga il volume di Vito Mauro su Tommaso Romano, - anzi sulla “bibliografia di e su” - figura morale e intellettuale di un siciliano puro, assurto a livello cosmologico, perché uscito dai confini di quell'affascinante isola mediterranea, si è fatto voce, non di “colui che grida nel deserto” di una modernità compiacente, soggiacente, anestetizzata, permissiva di un libertinismo (forse anche più libertinaggio), scambiato per libertà; diventata ancora più forma di schiavitù nuova, ammirata, vissuta incondizionatamente, ma elevatasi a richiamo, avvertimento, monito del quale le generazioni future dovrebbero farne approdo sicuro.
Potrebbe sembrare scontato recensire un lavoro di questa autorevole portata ma sono certo che qualunque appassionato di cultura, testi e di ricerca intellettuale saprà apprezzarne il valore altamente utile e necessario; oltre che a scoprirne la granitica personalità di Tommaso Romano, non solamente personaggio costantemente impegnato, ma fortemente motivato ad essere ancora, lungamente, parte attiva di questa nostra, sempre più, svagata società.
da: “L’Eracliano”, Scandicci n°7-9, 2015
sabato 24 ottobre 2015
Maria Patrizia Allotta, "Nel buio aspettando l’alba, speranza che non muore" (Ed. Limina Mentis)
di
Marcello Falletti di Villafalletto
L’Autore non vuole tracciare una biografìa, alquanto inopportuna,
del noto personaggio palermitano, ampiamente conosciuto non solamente nel
circostanziato spazio isolano; altrettanto a livello nazionale ed europeo, ma
riassumere alcuni aspetti del suo pensiero e del coerente operare che lo hanno
da sempre contraddistinto. Certamente non si potrà neanche condensare in poche
pagine l’intensa poliedrica attività di un personaggio, come Tommaso Romano,
che ha ancora tanto da dare, fare e proporre.
A riguardo, la curatrice, nel Proemio,
“Tommaso Romano: la scrittura della vita” scrive: «Trovare le parole esatte per
definire e ben rappresentare l’unicità di una qualsivoglia creatura è già
compito delicato e difficile. Se si desidera poi cogliere l’essenza e catturare
la sostanza di un uomo dalle forme volubili, riluttante ad ogni prigionia,
ribelle a qualsiasi classificazione, sempre in divenire anche se fortemente
ancorato alla sua radicale coerenza, allora l’opera diviene ancora più
complessa». Già: “eterogenea, articolata” potrebbero essere definizioni
sostanzialmente riduttive e costrittive per la multiforme attività che diviene
fondamentalmente vitale per l’impegno che Tommaso prosegue, persegue e continua
a sviluppare con indomita energia, quasi adolescenziale. Dove altri si
arresterebbero, lui riprende, prosegue, saldamente ancorato, verso un futuro
che sembra aver sempre più bisogno di energie di questo tipo: come le sue.
«Volere, inoltre, riassumere le qualità esistenziali attraverso
consueti termini, soliti aggettivi e luoghi comuni di chi, per natura,
consueto, solito e comune non lo è affatto, l’impresa
diventa laboriosa - prosegue l’Allotta -. In tal
senso, allora, raccontare Tommaso Romano, facile certamente non è.
La prima difficoltà nasce dalla scelta delle parole per restituire
un ritratto che ben lo rappresenti. Infatti, utilizzando un lessico semplice e
ordinario si potrebbe mortificare la complessa formazione culturale, il suo
ampio sapere e le sue astruse conoscenze; di contro, l’adozione di un
linguaggio altisonante sminuirebbe certamente la sua innata semplicità e
naturalezza, spesso però mascherata -inspiegabilmente - da un atteggiamento
altezzoso e schivo, in taluni casi arrogante e superbo, alieno, comunque, da
ogni volgarità, banale esteriorità e mondanità.
La seconda difficoltà è data, invece, da un ostacolo sicuramente
più insidioso: sintetizzare chiaramente il suo operato considerando il dove, il
quando e il perché della sua “contemplattività”.
Ecco allora che ogni etichettatura non rende, ogni classificazione
appare impropria, ogni recinto vincolante; così come le stesse coordinate
spazio-temporali non reggono data la simultaneità plurima del suo agire.
Ricapitolare, dunque, il profilo
sinuoso di Tommaso Romano, che si esprime a cascata, per cicli e
in diverse direzioni, ma soprattutto, ricostruire la foga e l’impeto del suo
fare, la volontà di realizzare, la capacità di progettare e la passione per il
contemplare, lievemente smarrisce».
Riassumere in poche pagine un percorso di vita, per quanto
avanzato, tutto ancora in divenire, non sarebbe facile, tanto meno delinearlo
con semplici e mortificanti parole. Quindi, ha fatto ottimamente Maria
Patrizia Allotta, a presentare questi orientamenti di speranza, che non possono
morire mai, dai quali emerge l’anima, più profonda dell’uomo, del poeta, dello
scrittore, del critico, saggista, bibliografo, storico, politico e altro ancora
che esorta: “Viviamo nella e per la Verità”. Facendo di questo assunto un
programma esistenziale, eternamente durevole; tanto da farsi universalmente
pedagogo non solamente di pensiero ma di vita stessa; vivendola intensamente,
profondamente, attivamente come ha da sempre fatto Tommaso Romano. E oggi, più
che mai, la sua sollecitazione a certi uomini di potere, comando,
amministrazione, organizzazione, dovrebbe diventare monito nella mente,
programma del cuore, affinché realmente quella “politica che ha bisogno
dell’anima”, diventi espressione incessante di più elevate considerazioni:
quelle che scaturiscono chiaramente dall’insegnamento evangelico e cristiano.
Fin dal primo capitolo: L’essenzialità della parola viva,
delinea, energicamente un percorso vitale che ripercorre quel “mosaicosmo”,
(personale suo neologismo), presentandocelo: unico e irripetibile che
attraversa un’intera esperienza umana che possiamo, dovendolo riscoprire, non
solamente irripetibile ma cosmologico nella sua incontrovertibile unicità.
Argomenti filosofici, pensieri pedagogici, maturati in queirintima
contemplazione che ardiscono verso un’attività sinergicamente produttiva, ben
articolata, tanto da poter essere presentati come mimési che diventa via via
esegesi di un’escatologia tanto necessaria all’umanità, che oggi ne ha smarrito
il vero e autentico significato.
«Occorre riscoprire il legame vero, quella “consanguineità” col Mistero
- scrive Tommaso Romano, verso la fine del settimo capitolo (Dalla
morte di Dio al Dio vivo) - quell’amicizia che non tradisce e che
vigilando ci libera, quel magistero che risiede nel prezioso dono dei
sacramenti e dei comandamenti. Vivere Cristo è il più alto degli atti e degli
esempi cui lo sforzo della nostra vita può tendere»; non più mera filosofia ma
elevata teologia che proietta ad una elevata conoscenza, verso la quale
dovrebbe, deve tendere ogni essere umano. Ciò significa vivere “nella e per la
Verità”, cominciando da quaggiù quel percorso, a volte scabroso, difficile, per
proseguirvi, da ora in poi, eternamente.
da: “L’Eracliano”,
Scandicci n°7-9, 2015
venerdì 23 ottobre 2015
lunedì 19 ottobre 2015
Adalpina Fabra Bignardelli, "Ricamare il tempo (Ed. Thule)
di Giuseppe La Russa
Potrebbe sembrare, all’apparenza, un bel
titolo di un libro di poesia, il riassunto di un’opera in cui protagonista sono
il tempo, con il suo incessante scorrere in avanti, e l’operosità umana che in
esso prova a scavare, che in esso prova a costruirsi il suo spazio, la sua
vita. Ma poi, in fondo, non ci si discosta tanto dal vero a leggere l’ultimo
libro di Adalpina Fabra Bignardelli, “Ricamare
il tempo”, opera in cui l’autrice compie un approfondito excursus storico
sulla storia del ricamo in Sicilia. Non si tratta di intimismo lirico, è vero,
ma nelle pagine del testo, edito da Thule nel 2013, si può scorgere ed ammirare
quella stessa “industria” umana che pretende il suo spazio nel tempo e col
tempo, che sa costruire e plasmare una identità.
Emerge questo dalla zelante indagine
della Bignardelli, così come Annamaria Amitrano mette in rilievo nella
prefazione al libro in cui pone la sua attenzione su come un oggetto sia
documento culturale, antropologico, su come possa essere testimonianza viva.
AdalpinaFabraBignardelli, ricamatrice
per passione, nei sette capitoli in cui il libro è suddiviso fa una analisi
minuziosa sulla storia del ricamo nella nostra regione, partendo, con assoluto
scrupolo scientifico, dalle tecniche di coltivazione delle piante tessili in
Sicilia. Ciò che muove l’autrice, oltre alla passione che coltiva da anni, è la
certezza che anche il ricamo e l’arte serica meritino un rilievo insieme allo
studio della pittura e della scultura, poiché anche in essi viene fuori
prepotente la laboriosità umana; inoltre, seguire la storia del ricamo
significa cercare di capire da vicino storie economiche e sociali, nonché
antropologiche della Sicilia: basti dire del ricamo come questo venisse
riservato per gli abiti da cerimonia e quindi servisse come segno distintivo,
di appartenenza.
Va detto, inoltre, e l’autrice lo sottolinea,
come il ricamo, introdotto in Sicilia in epoca araba, risenta fortemente
dell’influsso della pittura e delle arti visive in genere, per cui, sottolinea
la Bignardelli, può certamente essere annoverato fra le cosiddette Belle Arti.
Attraverso il percorso seguito
dall’autrice, dunque, possiamo viaggiare nella Sicilia del ricamo, dell’arte
tessile, apprezzare da vicino tecniche di lavorazione del tessuto che vengono
spiegate con accuratezza e attenzione ai dettagli, in modo da permettere al
lettore di fruire appieno del valore di un’arte spesso tralasciata dagli studi,
ma il cui studio concede di scandagliare un ulteriore aspetto della laboriosità
umana, un’ altra angolazione da cui osservare il mondo, un altro modo di
raccontare la propria storia, proprio come se stessimo leggendo un bel libro di
poesia.
lunedì 12 ottobre 2015
L'itinerario di Tommaso Romano... e il viaggio continua
Nei Quaderni del sigillo Cultura, n°7, 2015 è uscita la raccolta di testi critici dedicati nel tempo a Tommaso Romano dal nostro critico, scrittore e artista Antonino Russo.
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lunedì 5 ottobre 2015
AA.VV., L'essere del linguaggio, il linguaggio dell'essere a cura di Filippo Silvestri e Ivan Pozzoni (Ed. Limina Mentis)
di Andrea Mileto
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiWEnxxh5fEEkSP_q-4MqJR18XHrn2ohmspzualdVME-dINXPe14g5UultKHXHvqNk9an3jCoow1wo2_2mh94jVX0bnMdYmDi9OuSiryO5DThcrAROgjSH9oiSRE8OHAmEzlMI9i8Rkydd/s200/SKMBT_C25315093008261.jpg)
Il volume si segnala per la ricchezza dei testi fra cui vanno segnalati gli studi di Andrea Corona su linguaggio e poesia in Heidegger; di Marco Visconti sulle radici della parola, sempre in Heidegger ; di Giorgio Pannunzio su ontologia profetica e dato linguistico in Sofocle; Enrico Volpe sull'ontologia platonica come superamento del problema linguistico nel Cratilo ; Federico Avogrado sui fondamenti dell'oggettività in Kant e in Reichenbach ; Filippo Silvestri su Peirce; Marco Ferrari sul tema Oltre la dicotomia tra soggetto e oggetto. L'ambiguità del corpo e della parola; Francesco Adragna sul silenzio filosofico; Andrea Muni su Simone Weil: spunti di filosofia del linguaggio tra filosofia dell'amicizia, dell'amore e carceraria; Ambra Bruna Circognini su “In principio era il corpo. Creatività e linguaggio in Vico". Carmen De Stasio e Maria Patrizia Allotta, infine, si occupano di due pensatori siciliani: la prima si interessa acutamente di Vira Fabra (e del marito-compagno, lo scrittore recentemente scomparso Ignazio Apolloni) e di quella che viene definita la "struttura solida e vagante del pensiero scrittura della Fabra. Dalla struttura alla situazione".
Il testo di Maria Patrizia Allotta si sofferma ancora una volta sul pensiero letterario\ filosofico di Tommaso Romano con il titolo L'essenzialità della parola viva, "costruendo"- con una premessa biografica ampia - tratti direttamente dagli frammenti romaniani, un testo vivo e vibrante.
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